Notizie su viabilità sostenibile, traffico, bicicletta... in Italia e nel mondo

Penultime Notizie

In  questa pagina sono riportate, senza nessun vincolo di esaustività o di periodico aggiornamento, alcune notizie riguardanti il mondo della bicicletta, tratte dalla stampa o dalla rete.

Sorpresa in città: la bici è gratis

Da Londra a Copenhagen bike sharing a costo zero. E in Italia il servizio è offerto da oltre cinquanta comuni. Da Londra a Bologna in città si pedala gratis

Piacerà all'antropologo Marc Augé, autore dell'Eloge de la bicyclette, il nuovo servizio di noleggio gratuito delle due ruote messo a disposizione dal comune di Londra dal primo di giugno. Si chiama "Buzzbike" e, scaricando una semplice app, rompe i tradizionali schemi del bike sharing. Offre infatti ai cittadini la possibilità di sconfiggere gratuitamente l'incubo del traffico. In cambio chiede loro di usare la bici per almeno 12 giorni al mese, parcheggiarla in modo sicuro su strada e trattarla con cura. I cicli sono ideati dagli stessi che hanno creato l'iconica Mini e decorati dall'artista Jean Jullien.
Ma Londra non è la sola realtà che permette di pedalare a costo zero. Ci sono Zurigo, Copenaghen, Lubiana, Adelaide, Seoul e persino Città del Messico. E in Italia, a sorpresa, si scopre che almeno una cinquantina di comuni offrono le due ruote senza tariffe da pagare. Partito nel 2000, il servizio "Bici in centro" tramite una chiave autorizza il prelievo di biciclette pubbliche da rastrelliere disseminate in varie città. (...) Tra le realtà eccellenti ci sono Bologna, Imola, Aosta. Foggia, Pesaro e Viareggio.
E non solo. «La prossima settimana inauguriamo l'uso libero di 85 modelli per i dipendenti dell'ospedale San Raffaele di Milano che potranno usarli dall'ospedale sino alla fermata della metropolitana e viceversa - aggiunge Tura in questi anni però il successo dell'iniziativa è stato parziale e metà dei comuni hanno abbandonato, probabilmente scoraggiati dalle eccessive spese di manutenzione ».
In Puglia ci sono 1600 biciclette che gli universitari ricevono in comodato gratuito per un anno. Il modello è anche pieghevole, per favorire il trasporto in treno e sul bus. Più di 860 sono le due ruote assegnate all'università di Bari, 168 a Foggia, 379 a Lecce e 185 al Politecnico di Bari. Bici free anche per l'università di Bologna dove gli studenti e i dipendenti, versando una cauzione di 5 euro, hanno diritto all'uso a costo zero dei cicli.
(...) Perché in Italia non sempre ha funzionato il modello lanciato a Londra? «La parola gratuito vuol dire che qualcuno paga per te – spiega Michele Mutterle, segretario organizzativo della Fiab (Federazione italiana amici bicicletta)– e il comune rischia di pagare un conto pari all'assicurazione di un' auto di lusso e cioè intorno ai 1000 euro l'anno. La soluzione potrebbe arrivare da privati che in cambio della manutenzione chiedono ai comuni la concessione gratuita degli spazi pubblicitari». (...)

La Repubblica 11/06/2016

La Norvegia punta 1 mld sulle due ruote. Decollano le autostrade per biciclette

Oslo vara un progetto per costruire ciclabili a due corsie destinate a collegare il centro delle grandi città con l'hinterland. Obiettivo: aiutare i pendolari a raggiungere il posto di lavoro viaggiando comunque a velocità elevata su due ruote. Il freddo e la neve? ""Non sono un problema" assicurano al ministero dei trasporti

La Norvegia sfida freddo, neve e le lunghe notti invernali puntando sulle due ruote e lanciando - prima al mondo - le autostrade per biciclette. Oslo investirà nei prossimi anni 8 miliardi di corone (quasi un miliardo di euro), per costruire una ragnatela di larghissime piste ciclabili a due corsie che collegheranno i centri di nove città con i paesi dell'hinterland. L'obiettivo è doppio: garantire la massima sicurezza ai pendolari che vogliono recarsi a lavorare su due ruote ma anche consentir loro di farlo nel modo più rapido possibile. L'idea - compatibilmente con il tono muscolare degli utenti - è quella di progettare percorsi dove chi viaggia in corsia di sorpasso possa pedalare a medie vicine ai 40 chilometri l'ora arrivando a destinazione senza fermarsi ai semafori (dove possibile) e senza dover condividere la strada con i mezzi a quattro ruote.
(...)  La tecnica dei produttori di bici ha fatto passi da gigante: ci sono ruote chiodate, sistemi di pedalata agevolata che aiutano sui dislivelli, capi d'abbigliamento da spedizione artica, più - in un futuro non troppo lontano - il previsto boom di mezzi elettrici. Morale: in città come la canadese Edmonton e la finlandese Oulu, non proprio paradisi tropicali, i pendolari a due ruote non mollano il loro velocipede nemmeno d'inverno. "La ricetta è semplice: basta curare bene le strade e il gioco è fatto - spiega Timo Perala, organizzatore del Congresso per il ciclismo invernale -. Il numero di ciclisti che appende la bici al chiodo nella brutta stagione a Oulu, per esempio, è minimo anche se nevica 100 giorni l'anno e la temperatura scende spesso a meno 20°". E chi lo fa, giustifica l'abbandono con "la mancata manutenzione e la scarsa sicurezza di alcuni tratti", assolvendo situazione atmosferica e freddo.
L'obiettivo della Norvegia, dove i viaggi in bici sono solo il 5% del totale, è superare Danimarca (17%) e Svezia (12%) arrivando al 20% nel 2030. Le autostrade per biciclette sono solo uno dei tanti capitoli del piano dei trasporti varato da Oslo. L'obiettivo è dimezzare le emissioni legati ai trasporti. Entro il 2030 il 75% dei bus e il 50% dei camion dovranno essere a basse emissioni. ...

La Repubblica 10/03/2016

La pedalata delle donne musulmane
contro discriminazioni e violenze

Milano. Una pedalata di 7 km per dire basta alla violenza sulle donne e alle discriminazioni. Dopo la dichiarazioni (poi rettificate) dell'imam di Segrate che considerava inopportuno per le donne andare in bicicletta, decine di donne con il velo hanno organizzato con una pedalata di gruppo in via Padova, a Milano. Molte delle biciclette utilizzate sono quelle gialle di BikeMi, il servizio di bike sharing del Comune, per consentire di partecipare anche a chi una bicicletta propria non la possiede...

la Repubblica ;13 Marzo 2016: video

Siria, la protesta delle ragazze in bicicletta:
''Per la libertà''

Un gruppo di giovani donne curde è scesa in strada pedalando per protestare contro le norme che le definiscono indecenti se in sella a una bici. E' successo ad Amuda, città del Governatorato di al-Hasaka, nel nord-est della Siria, dove la maggioranza della popolazione è curda. Con lo slogan "Comunità libera" le ragazze, che si fanno chiamare Newroz, o Giorno Nuovo, hanno dichiarato che vogliono sentirsi libere di andare in bici ovunque lo desiderino...

la Repubblica; 27 Marzo 2016: video

Omicidio stradale

UNA FIRMA STORICA, UNA DATA STORICA PER LA SICUREZZA STRADALE

(ASAPS) Un momento emozionante quello della simbolica firma del Presidente Matteo Renzi il 9 marzo sul testo della legge sull'Omicidio stradale definitivamente approvata il 2 marzo scorso al Senato.
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Un momento sul quale 5 anni fa pochi avrebbero scommesso, anzi quasi nessuno.
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A quanti affermano che la legge è assurdamente severa ricordiamo che fino ad aggi l'omicidio stradale era una sorta di "delitto perfetto" commesso il quale, checché ne dicano alcuni avvocati, il conto non lo pagava in pratica nessuno.
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Ricordo in proposito la sfida che abbiamo lanciato a suo tempo. Ci facciano l'elenco dei pirati ubriachi o drogati che hanno ucciso e che stanno scontando qualche pena detentiva, ce ne indichino solo 100, anzi solo 50. va bene... ne bastano 10! La scelta fra le centinaia di incidenti mortali non manca. A quelli che invece dicono che la legge è debole e non cambierà niente diciamo: calma, vedremo all'atto pratico.
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Rimane il fatto che questa è una legge storica che ci dice forte e chiaro che il tempo della totale impunità per i delitti della strada è finito, ora si volta veramente pagina.
Automobilista avvisato mezzo salvato. Ma soprattutto - siamo convinti - a salvarsi saranno molte delle potenziali vittime della strada. ...

dal sito A.S.A.P.S.  del 10 Marzo 2016

Lecce-Venezia pedalando: ecco l'Autosole delle biciclette

È il sogno verde dei cicloamatori. Adesso ci sono i fondi per 4 itinerari che corrono lungo il Paese

di CECILIA GENTILE

ROMA. In bicicletta da Verona a Firenze, da Venezia a Torino, dalle sorgenti del Caposele a Santa Maria di Leuca. E nella capitale un anello solo per i ciclisti, il Grab, Grande raccordo anulare delle bici. Per la prima volta il governo finanzia itinerari ciclabili di lunga percorrenza, vere e proprie "bicistrade" pensate per lanciare il cicloturismo e, soprattutto, per attirare i turisti stranieri, pronti a varcare le Alpi per visitare sì l'Italia in sella, ma in completa sicurezza, proprio come succede da decenni nei loro paesi.

La legge di stabilità stanzia 91 milioni in tre anni per la progettazione e la realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie turistiche, con priorità per il tratto della Ciclovia del Sole da Verona a Firenze, per VenTo, sigla immaginifica per individuare il percorso da Venezia a Torino lungo il Po, la Ciclovia dell'Acquedotto pugliese e il Grab, 44 km per collegare Colosseo, Appia Antica, parchi e sistema fluviale della capitale con i quartieri di nuova costruzione.

"Dalle sorgenti del Caposele a Santa Maria di Leuca sono 500 km e tre regioni. Per la prima fase puntiamo ai 250 km da Venosa a Villa Castelli, sfruttando la strada sterrata di servizio all'acquedotto, più una bretella da Bari a Gioia del Colle", spiega Lello Sforza, mobility manager della Regione Puglia.

Il progetto di VenTo è del Politecnico di Milano: 632 km da Venezia a Torino e 47 da Pavia a Milano per un totale di 679 km. "La pista più lunga del sud Europa, ... vi si potranno muovere soltanto i ciclisti, come succede sulle ciclabili europee. Tutto questo produrrà almeno 300mila passaggi all'anno". E già la Regione Friuli-Venezia Giulia lavora per prolungare la pista da Venezia a Trieste.

VenTo, che nel sistema europeo è un pezzo di Eurovelo 8, si incrocia a Pavia con Eurovelo 5, che arriva da Londra e Bruxelles e prosegue per Roma e Brindisi, a Mantova invece incontra Eurovelo 7, che parte da Capo Nord, passa per Berlino, Praga, Lienz e poi entra in Italia a Dobbiaco con la Ciclopista del Sole. ... E per incoraggiare la formula treno più bici la legge di stabilità finanzia anche le velostazioni, parcheggi per bici nelle stazioni ferroviarie con officine e spazi ristoro.

da La Repubblica del 24 febbraio 2016

Il Grande Raccordo Anulare delle Biciclette - GRAB

Il Grande Raccordo Anulare delle Biciclette, realizzato da un team di volontari è un progetto, già realizzato e funzionante, veramente imponente: un anello di circa 50 Km all' 80% percorribile in totale sicurezza, senza interferenze motorizzate di sorta. Il percorso individuato è tutto pianeggiante e passa lungo vie pedonali ed aree ciclabili, parchi, aree verdi ed argini fluviali consentendo la vista di zone di Roma raramente frequentate e conosciute dal romano stesso.
Il percorso è stato studiato anche per favorire (per quanto possibile, visto che siamo a Roma. nd FonteNovesi) la circolazione sostenibile: il percorso più volte incrocia tre linee METRO, la A, B e la futura linea C ed altri snodi importanti di viabilità urbana.
La via ci porta da una strada di 2300 anni fa, l'Appia Antica, arriva alle architetture contemporanee del Maxxi di Zaha Hadid e alla street art del Quadraro e di Torpignattara unendo tra loro Colosseo, Circo Massimo, Caracalla, San Pietro e Vaticano, Gnam, parchi e paesaggi agrari eccezionali e inaspettati (Caffarella e Acquedotti), ville storiche (Villa Ada, Villa Borghese, Villa Gordiani), i percorsi fluviali di Tevere, Aniene e Almone ed incrocia in più punti diverse stazioni ferroviarie.
L'esperienza sembra essere entusiasmante, come ha dIchiarato l'autore del blog che ha dato vita al progetto, Marco Pierfranceschi: «il bello è che si passa una giornata intera senza mai avere la sensazione di stare a Roma, perché anche persone che conoscono bene la città rimangono sbigottiti quando visitano luoghi come il Parco degli Acquedotti o il Parco di Tor Tre Teste o il Parco della Caffarella».

FONTENOVESI

Nell'area della Ruhr un nuovo modello di mobilità sostenibile
In Germania è nata la prima autostrada per biciclette

di Renato Scialpi

30 Gennaio 2016.  Sono trascorsi 91 anni dalla nascita della prima autostrada al mondo, la Milano–Varese del settembre 1924. Nei giorni scorsi però la patria delle Autobahn – le autostrade senza limiti di velocità che celebrano il mito dell'automobile Made in Germany – ha visto nascere la prima Radschnellweg (sigla RS1). Una vera e propria autostrada per biciclette lunga 21 chilometri, tra Essen e Duisburg, nel cuore della Ruhr.

Primo tronco di un percorso da un centinaio di chilometri che collegherà Duisburg ad Hamm, toccando Mülheim, Essen, Gelsenkirchen, Bochum, Dortmund, Unna, Kamen e Bergkamen, la RS1 ricalca il tracciato di una linea ferroviaria ormai dismessa per mettere a disposizione di chi si sposta sulle due ruote un asse ciclabile che riprende l'idea dell'autostrada in termini di facilità di spostamento, non certo di velocità. Non una pista per corridori più o meno dilettanti, quindi, ma un tracciato privo di incroci e – in generale – attraversamenti pedonali per consentire di spostarsi facilmente in bicicletta in ambito interurbano...

Leggi l'articolo per intero sul sito del Touring Club

Tassa sulla bici, la proposta del senatore Filippi (Pd) scatena la protesta dei ciclisti

E' polemica dopo l'emendamento presentato il 25 novembre. Il promotore: "L'obiettivo è la lotta all'abusivismo". Ma gli amanti delle due ruote accusano: "Vogliono mettere targhe e bollo come per i motorini"

30 novembre 2015

Le biciclette come i motorini:targa, bollo e libretto. Un’eventualità che fa paura agli amanti delle due ruote che hanno letto la proposta di legge del senatore Pd, Marco Filippi, presentata il 25 novembre scorso in commissione Lavori pubblici. Nell’emendamento per modificare il Codice della Strada non si nominano mai, ma per i ciclisti il riferimento è evidente: il senatore livornese parla di una “definizione, nella classificazione dei veicoli, senza oneri a carico dello Stato e attraverso un’idonea tariffa per i proprietari delle biciclette e dei veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone, individuando criteri e modalità d’identificazione delle biciclette stesse nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale”.
Secondo molte associazioni di ciclisti per idonea tariffa s’intende una sorta di tassa simile a quella automobilistica mentre per modalità d’identificazione s’intende una targa. Tanto che per il portale Bikeitalia.it se approvata la legge “creerebbe una serie di complicazioni burocratiche per la normale circolazione delle bici mettendo i bastoni tra le ruote alla mobilità nuova, agli spostamenti non inquinanti e allo sviluppo della ciclabilità in ambito urbano”. E così a cinque giorni dall’emendamento la protesta dei ciclisti si è scatenata con una petizione su Change.org, ma soprattutto su Twitter, con l’hastag #labicinonsitocca diventato top trend

 

Se vai al lavoro in bici il Comune ti dà fino a 600 euro

Il progetto del comune di Massarosa, primo in Italia, per favorire la riduzione dell’uso dell’automobile

di Marco Pomella

MASSAROSA. Ci guadagna la salute, il traffico, l’ambiente e il portafoglio. Ecco perché si dovrebbe scegliere la bici piuttosto che l'auto per andare a lavoro. Ma se il risparmio del carburante non è abbastanza, ci pensa il Comune a dare un incentivo in più, e non certo briciole: fino a 600 euro l'anno.

Il progetto, denominato “Bike to Work”, è il primo esperimento del genere a livello nazionale. Viene finanziato (per un importo totale, nel primo anno, di 30.000 euro) con la parte degli incassi delle multe che, per legge, dovrebbe essere destinato alla sicurezza stradale. E a Massarosa, anziché decidere di fare un marciapiede, o di mettere un cartello nuovo, con quei soldi si cercadi “spostare” automobilisti dalla Sarzanese alla piste, trasformandoli in ciclisti.

Massarosa come Parigi. Attraverso un'applicazione installata sullo smartphone saranno conteggiati i chilometri percorsi da casa a lavoro (o da casa alla stazione ferroviaria) e ritorno. Se vai al lavoro in bicicletta il Comune ti paga. Non tantissimo, ma insomma. «Se sei un cittadino di Massarosa potrai avere un contributo pari a 25 centesimi a chilometro, fino ad un massimo di 50 euro al mese.»

da Il Tirreno del 14-11-2015

Cicloturismo, in Puglia sarebbe un affare ma nessuno se ne accorge

di Paolo Pinzuti - 27 luglio 2015

Allo stato attuale, i 300 km della  ciclovia del Danubio che attraversano l’Austria generano ogni anno 71,8 milioni di euro di indotto per il tessuto economico locale, mentre ogni km della ciclovia della Loira genera ogni anno 37 mila euro di indotto per l’economia locale.
Sono numeri niente male per dei paesi dal clima continentale, in cui per buona parte dell’anno piove o addirittura nevica. Verrebbe da chiedersi: cosa succederebbe se si portasse la stessa formula laddove ci sono condizioni climatiche più favorevoli, per esempio nel Sud Italia? ...
Purtroppo, però, ci sono regioni del Sud Italia che non possono contare sulla presenza di grandi fiumi. Per fortuna, però, laddove non è arrivata la natura, è riuscito ad arrivare l’uomo. Come in Puglia, dove, per far fronte alla cronica carenza d’acqua, nel 1915 fu inaugurato l’Acquedotto Pugliese, il più grande d’Europa. L’acquedotto pugliese è stato costruito sfruttando il dislivello del terreno e si presenta, quindi, come una specie di fiume nascosto che, partendo dall’Irpinia, attraversa tutta la regione fino ad arrivare alla punta del tacco: a Santa Maria di Leuca.
Cosa succederebbe se si applicasse la formula di cui sopra a questo contesto? Si finirebbe per aver una ciclabile di 450 km che attraversa luoghi tipo Castel del Monte, passa accanto ai canyon della Murgia, sfiora le Grotte di Castellana e, dopo essere passata per i trulli della Valle d’Itria, arriva finalmente agli uliveti secolari del Salento e, quindi, al mare. Orecchiette, fave, pomodori, mozzarelle, capocollo, olio extravergine d’oliva e primitivo di Manduria a pioggia.

Leggi l'articolo per intero su Il Fatto Quotidiano

BASTA MORTI IN STRADA 
 Il 9 Novembre un flash-mob contro i morti sulle strade

"Basta morti in strada"Secondo l’ultimo rapporto ACI – ISTAT nel 2013 si sono registrati in Italia181.227 incidenti stradali con lesioni a persone. Il numero dei morti ammonta a 3.385, quello dei feriti a 257.421. Un lieve miglioramento rispetto all’anno precedente ma c’è ancora molto da fare.
La categoria di veicolo più coinvolta in un incidente stradale è quella delle autovetture (67,5%); seguono i motocicli (12,8%), gli autocarri (6,4%), le biciclette (5,3%) e i ciclomotori (4,5%). L’Italia è tra i paesi meno virtuosi nel combattere questa tragedia ponendosi al tredicesimo posto in Europa per l’indice di mortalità.
E’ importante considerare che, secondo il rapporto, Il 75% degli incidenti avvengono in ambito urbano dove i pedoni, i ciclisti ed i conducenti di scooter sono le principali vittime.Nel 2013 sono morti 549 pedoni e 249 ciclisti. Solo a Livorno nel 2012 sono state 31 le vittime da incidente stradale.
La provincia di Livorno è tra le pochissime città italiane che ha visto crescere il numero di incidenti stradali con morti e feriti (2.401 nel 2012) nel decennio 2001-2012. Anche in questi ultimi mesi, sono stati i ciclisti ed i pedoni le principali vittime delle strade urbane. La causa principale è l’eccessiva velocità e anche la disattenzione.

Ogni città d’Italia è chiamata a manifestare domenica 9 novembre con un flash-mob, un sit-in per richiamare l’attenzione di media e amministratori sulla necessità di intervenire per portare a zero il numero delle vittime della strada.
Per farlo occorre portare a 30 km orari il limite di velocità nei centri urbani ed incentivare massicciamente l’invasione delle strade da parte di pedoni e ciclisti riducendo l’uso dell’auto privata...

da http://www.lasettimanalivorno.it/01/un-flash-mob-contro-i-morti-sulle-strade/ 

L'ultima battaglia della strada "Contromano e imprudenti anche i ciclisti sono un pericolo"

Luca De Vito

MILANO .Sono croce e delizia del traffico in città. I ciclisti non inquinano, riducono gli ingorghi e obbligano gli automobilisti a rallentare. Ma sempre più spesso sono oggetto di critiche feroci per comportamenti ritenuti poco o per nulla rispettosi delle regole. Il fatto di cronaca più recente è la tragedia che, domenica scorsa, ha visto un ciclista investire una signora di 88 a Milano. La donna ha perso l'equilibrio ed è morta dopo aver battuto la testa. Un caso su cui non sono ancora state chiarite del tutto le responsabilità, ma che ha comunque dato il via alle polemiche. Per primo è stato il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, a rivolgere un appello direttamente a chi si muove in bicicletta: «Troppi ciclisti oggi pensano di passare col rosso, ma così mettono a rischio la propria incolumità e quella degli altri. Lo vedo tutti i giorni: vanno contromano. Ecco, questo è pericoloso».

In effetti, la crescita esponenziale delle due ruote in città - per la prima volta nel 2011 sono state vendute più bici che auto - ha fatto aumentare anche le occasioni di conflitto. E ingrossato le fila del partito anti-bici, che invoca più sanzioni e forme di controllo per chi pedala. Per esempio, c'è chi chiede di rendere i ciclisti sempre identificabili: «Bisogna obbligarli a munirsi di un contrassegno di identificazione visibile a distanza - ha spiegato Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia - perché ogni mezzo di trasporto deve essere munito di targa quando circola ». Spesso nel mirino finiscono alcuni comportamenti - pedalare sui marciapiedi, passare con il rosso, andare contromano -, e non mancano le polemiche contro le piste ciclabili: da Napoli a Treviso, comitati di residenti e ne- gozianti raccolgono firme per chiedere che non ne siano più costruite. Sempre a Milano, un'insolita alleanza tra tassisti e tranvieri ha chiesto di aumentare i controlli contro i ciclisti che entrano nelle corsie preferenziali per bus e taxi: «Sono un pericolo prima di tutto per se stessi - ha sottolineato Pietro Gagliardi, dell'Unione Artigiani Taxi - dovrebbero essere estromessi dalle corsie preferenziali che sono a scorrimento veloce».

Le critiche arrivano anche dalla rete, dove sempre più spesso blogger e gruppi sui social network si lasciano andare a commenti che scadono nella violenza verbale. Nelle settimane scorse, è saltato fuori il caso del gruppo Facebook che istigava a «investire i ciclisti che non usano la pista ciclabile». La pagina è stata chiusa dopo le polemiche, quando aveva già raggiunto oltre tremila like. Violenza, e non solo verbale, si è vista invece a Catania, dove a metà ottobre un ciclista è stato aggredito da alcuni gestori di camionbar sul lungomare cittadino con calci e pugni, durante la domenica senz'auto voluta dal sindaco Enzo Bianco. Motivo? Attriti tra i ciclisti e una manifestazione di commercianti contrari all'iniziativa pro-bici.

Contro la rabbia e l'emotività scatenati da un incidente come quello di Milano, c'è però anche chi richiama alla calma. E a ragionare con statistiche (reali) alla mano: «Quello di Pisapia è un appello giusto e legittimo - spiega Alberto Fiorillo, promotore della campagna #Salvaiciclisti, nata sul web dall'iniziativa di blogger e associazioni per aumentare la sicurezza dei ciclisti sulle strade italiane - ma mi piacerebbe che i sindaci delle grandi città e i presidenti delle regioni facessero dieci appelli analoghi ogni volta che sulle strade muoiono ciclisti e pedoni a causa di incidenti con le auto. Quello è un bilancio drammatico: ogni anno sulle nostre strade registriamo 4mila morti»

la repubblica 29-X-2014 

il Manifesto per la Mobilità Livornese. 

Quante cose importanti possiamo fare in 10 minuti? Quali possono cambiare in meglio il nostro stile di vita? Per esempio quando ci spostiamo: come impiegare diversamente 10 minuti del nostro tempo?

10 minuti utilizzati muovendoci in modo diverso possono cambiare molte cose. Specialmente se, insieme a noi, lo fanno altre 10 persone, poi 10.000, poi 10 milioni. 

In 10 minuti, percorriamo 1 chilometro a piedi. In 10 minuti, con la bicicletta ne facciamo almeno 3. 

In 10 minuti, non è detto che riusciamo a trovare parcheggio per l'auto. 

In 10 minuti, spesso in auto non facciamo che poche centinaia di metri in coda. 

In 10 minuti a piedi o in bicicletta, 10 persone generano fino a 10 kg in meno di anidride carbonica e fino a 500 mg in meno di polveri sottili. 

10 minuti che in un anno creano un risparmio di 17 milioni euro per la comunità se le persone diventano 10.000. 

In 10 minuti a piedi o in bicicletta, 10 persone riducono quasi a zero il rischio di fare male ad altre persone. 
Se il 10 % di noi seguisse questo esempio, si manterrebbe anche più in forma, e ogni anno in Italia risparmieremmo 5 miliardi di euro in spese sanitarie. 

In 10 minuti a piedi o in bicicletta, 10 persone allargano e migliorano lo spazio vitale dei luoghi dove vivono e si muovono. E ridanno impulso a un'economia diversa. 

Se tutti seguissero il loro esempio, ogni anno, in Europa, si genererebbero 200 miliardi di euro in più per tutti. 
Con una distribuzione più equa. 

Rifletti 10 minuti.  10 minuti possono cambiare la nostra vita, la nostra economia, la nostra felicità. 

10 minuti: il tempo per leggere il 
                Manifesto per la Mobilità Livornese


Aderisci alla campagna
 www.diecimin.blogspot.com 


campagna a cura di: FIAB Livorno La triglia in bicicletta, WWF pandaciclisti Livorno, UISP Livorno, Legambiente Livorno e Letteratura Rinnovabile 

 mercoledì 26 marzo 2014  

Dopo tre anni di assenza, ritorna CICLOMUNDI, il festival del viaggio in bicicletta, organizzato da Ediciclo. L'ultima edizione si era svolta a Siena, nell'autunno del 2010.  Stavolta sarà anticipata a fine primavera, dal 13 al 15 Giugno, e avrà sede a Portogruaro (VE) come già nel 2008. E' probabile che, in occasione della manifestazione, vengano organizzate delle pedalate di avvicinamento a Portogruaro.

Prossimamente, comunque, sarà comunicato il programma dettagliato con le iniziative, le associazioni partecipanti (tra cui sicuramente la FIAB) e gli ospiti della rassegna. 

 

La mobilità immobile

I dati su come si muovono auto, bici e mezzi publici nelle nostre città e all'estero

Se pensiamo alla bicicletta come a un mezzo di trasporto, qualsiasi ragionamento sulle due ruote non può che partire da un’analisi, anche veloce, della mobilità. Ossia dell’attuale immobilità della mobilità urbana. 

Il traffico è sempre più congestionato da un parco macchine che non ha pari in Europa, il trasporto pubblico è scarsamente attrattivo (gli abitanti dei capoluoghi, in media, fanno solo un viaggio e mezzo a settimana su autobus, tram e metropolitane), le isole pedonali sono praticamente immutate da un anno all’altro (0,35 mq per abitante), le zone a traffico limitato si sono rimpicciolite (da 2,38 mq per abitante dello scorso anno ai 2,08 attuali). E oramai nelle grandi città si passano (o meglio si buttano) due settimane all’anno in automobile a una velocità media che non supera mai i 25 chilometri orari.
Nonostante la situazione della mobilità sia in costante peggioramento, le contromisure prese dalle amministrazioni locali sono in massima parte insignificanti, quando non addirittura assenti...
Anche la stragrande maggioranza dei cittadini sembra nuovamente assuefatta a smog, rumore, perdite di tempo....

In molte città europee ci si sta muovendo sui due fronti che consentono una mobilità più spedita, più pulita, più sicura, più attenta alla qualità della vita e dell’ambiente: il contenimento della domanda di trasporto individuale motorizzato e l’incentivo a forme di trasporto diverse dall’auto privata, favorendo i mezzi collettivi, elettrici e su rotaia, i trasporti a propulsione umana (bici, piedi) e lasciando alle macchine solo quegli spostamenti che non sono proprio realizzabili con altri veicoli....
Nel nostro Paese, a dispetto di centri storici a misura di carrozza più che di Suv, c’è uno dei più alti indici di motorizzazione al mondo, che continua peraltro a crescere senza sosta: eravamo a 501 autovetture ogni 1.000 abitanti nel 1991, siamo a oltre 600 oggi... mentre la media Europea dei 27 Paesi dell’Unione si attesta a 463...

Per la mobilità a pedali, l’infrastruttura principale è la pista ciclabile, ma gli spazi adibiti all’uso esclusivo dei ciclisti urbani, in sostanza, sono pochi, si sviluppano lentamente, mostrano la loro modestissima entità quando si azzarda un confronto con i mezzi a motore.
In Italia si pedala moltissimo, ma per sport e non per soddisfare l’esigenza di mobilità. Lo dimostrano, indirettamente, i numeri del parco circolante: nel nostro Paese ci sono circa 30 milioni di biciclette. In numeri assoluti siamo sesti al mondo, dopo Cina (450 milioni), Usa (100 milioni), Giappone (75 milioni), Germania e India (63 milioni). Ma nel traffico questa massa di manubri e catene (che pure non è lontana dal numero di 35 milioni di autoveicoli) non si vede.

Leggi l'articolo per intero su Il Corriere della Sera

Si potrà andare in bicicletta contromano

È una delle proposte inserite nella prossima revisione del codice della strada: ecco che cosa ne pensano i torinesi

Lo sanno tutti. I ciclisti, i vigili, i pedoni, gli automobilisti. Chi va in bicicletta imbocca spesso la strada contromano. Non per sprezzo delle regole, «ma per cercare di arrivare vivi alla mèta» spiegano gli amanti delle due ruote. Sarà per questo che il codice della strada sta per essere modificato - a grande richiesta dell’Anci, o meglio di tre assessori alla mobilità (fra cui il torinese Lubatti, insieme con i colleghi di Milano e Firenze) - per rendere legittimo questo comportamento in alcune strade. Percorsi dalle caratteristiche precise, già utilizzate spesso in senso contrario da chi pedala.

Identikit della strada
Le vie in cui sarà possibile viaggiare in senso contrario alle auto dovranno avere caratteristiche precise: carreggiata larga almeno 4 metri (non considerando lo spazio delle auto parcheggiate su un lato), senza parcheggio sul lato sinistro e vietate ai mezzi pesanti. Una novità che è già consuetudine in parecchi Paesi europei: dall’Olanda al Regno Unito dalla Danimarca alla Francia. Per restare in Italia, in città come Reggio Emilia, Pesaro, Bolzano e Ferrara questa rivoluzione a due ruote è già stata compiuta.    ...   ...

di EMANUELA MINUCCI: LA STAMPA 02/02/2014 

v. anche  Le biciclette possono circolare ‘contromano’, ma quando mai! sul blog di "Polizia locale"

18 Dicembre 2013

VIA FRANCIGENA: WIFI E SICUREZZA QUANDO LA CULTURA SPINGE IL TURISMO

Sono 11 i percorsi messi a nuovo dalla Regione: entro Pasqua del prossimo anno sarà completato tutto il tracciato.

Con gli ultimi cinque tragitti messi in sicurezza salgono a undici le tappe della via Francigena in Toscana che si possono percorrere in tutta sicurezza. Il rilancio in chiave non solo culturale ma anche turistica dell’antica strada dei pellegrini è un progetto su cui la Regione ha puntato molto, con un investimento di 16 milioni di euro. L’obiettivo è far diventare questo percorso, di elevatissima valenza storica, un cammino per i giovani e per la ricerca di una diversa idea di sviluppo.

Su tre nuove tappe (Altopascio-San Miniato, San Miniato-Gambassi e Gambassi-San Gimignano) sono stati realizzati 37 interventi, per un costo totale di 4 milioni e 200mila euro, con un contributo regionale di 3 milioni e mezzo, mentre ieri sono state aperti altri due tragitti, Monteriggioni-Siena e Siena-Ponte D'Arbia.

Il percorso di messa in sicurezza si completerà entro la Pasqua del prossimo anno: per allora tutto il tracciato regionale sarà dotato di copertura WiFi, che sarà utilizzabile dai pellegrini, dai turisti e più in generale dagli abitanti delle zone attraversate dalla Francigena.

"La Toscana è la prima regione che concluderà la realizzazione della via Francigena con un percorso che, completato, sarà superiore a 400 chilometri - ha sottolineato il presidente toscano Enrico Rossi -è la Toscana più vera, quella meno da cartolina, ma più inscritta nel cuore di tutti noi e sarà anche lavoro per chi darà ospitalità, per le guide turistiche e per chi semplicemente si metterà ad offrire accoglienza ai pellegrini". 
Nonostante i lavori siano ancora in corso, è già stato rilevato un rapido incremento dei flussi turistici, tanto che per il 2013 si stima una presenza complessiva di 100mila persone.      

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di Ilaria Giannini; da intoscana.it

v. anche  Via Francigena, entro Pasqua pronto tratto toscano

                Completata la via Francigena che attraversa il Piemonte  

A Londra al via SkyCycle, la pista ciclabile sopraelevata

Partono a Londra i lavori per la realizzazione della prima pista ciclabile sopraelevata, una "SkyCycle" che dovrebbe coprire tutti i punti principali della città, collegandosi alle principali stazioni metropolitane.

SkyCycle permetterà ai ciclisti di 'volare' su tre livelli con numerosi accessi alla pista, senza intralciare il traffico dei mezzi urbani. Il progetto è quello di un percorso di oltre 210 Km che si aggancerà alle infrastrutture ferroviarie a zero consumo di suolo. Strutture tubolari in vetro, prive di copertura, avvolgono una gabbia elicoidale la cui forma crea percorsi fluidi e dinamici che popolano tetti di edifici e vecchie linee ferroviarie.

Il progetto, sarà curato dagli studi di Exterior Architecture, Foster&Partners e Space Syntax e una volta realizzato permetterà ad oltre 6 milioni di londinesi di recarsi al lavoro in bicicletta. Il pedaggio sarà a pagamento ma il prezzo sarà inferiore alla metà del costo del biglietto metro o bus. Il sindaco Boris Johnson ha già dato il via ai lavori per la prima tratta, che collegherebbe Liverpool Street con l'East London.

Roma, 8 gen.2014 (TMNews) - 

v. anche "Pedalando tra le nuvole di Londra, la ciclabile è tre metri sopra il cielo"  da  La Repubblica 30-12-2013

                      Via col «Vento», la ciclabile che va da Torino a Venezia
Il progetto costerebbe come due chilometri di autostrada. 
Molte le iniziative a Torino

Da Torino a Venezia in bicicletta seguendo il corso del Po. Potrebbe sembrare un sogno, ma forse non lo è, se riceve i finanziamenti necessari il progetto «Vento», promosso dal Politecnico di Milano. Un volano per la green economy e la mobilità dolce, visto che lungo il tragitto si trovano 115 stazioni ferroviarie e diversi approdi dei battelli. Insomma, non si tratterebbe di attirare solo i cicloturisti tedeschi e nordeuropei che vogliono percorrere tutti i 679 chilometri, ma di stimolare un turismo per tutti che sfrutti l’intermodalità. 

«Con una spesa molto bassa, pari a circa 118 euro al metro, si realizzerebbe la più lunga pista ciclabile italiana e una delle più lunghe d’Europa. Un impegno che, se suddiviso tra Stato, 4 regioni e 12 province diverrebbe davvero leggero» spiega Paolo Pileri, docente al Politecnico di Milano e responsabile scientifico del progetto. Il 15% del tracciato, pari a 100 chilometri, è già ciclabile in sicurezza mentre con semplici e decisivi cambi di alcune regole d’uso di argini, strade vicinali, sentieri, strade non più o raramente utilizzate, altri 284 chilometri (42% del progetto) diverrebbero ciclabile a tutti gli effetti. Tutto questo costerebbe poco più di un milione di euro. Per un 22% di tragitto occorrono pochi interventi perché diventi pedalabile, mentre il restante 21% richiede interventi più seri per risolvere le criticità rilevate dai ricercatori del Politecnico di Milano: ciclabili mancanti, dislivelli, attraversamenti del fiume. 

Le piste ciclabili lungo gli argini sono comuni già in altre regioni (lungo l’Adige) e in altri Paesi europei (lungo la Drava, il Danubio, l’Elba). I 40.000 chilometri di ciclabili tedesche producono 8 miliardi di indotto all’anno, stabilmente. Centinaia di migliaia potrebbero essere i nuovi flussi di turisti lungo «Vento», che diverrebbero il motore di un’economia diffusa, fatta di aziende agricole (14.000 sono quelle attraversate dal progetto), attività ricettive e commerciali. Per mettere in moto questo meccanismo virtuoso basterebbero 80 milioni di euro, ovvero lo 0.01% della spesa pubblica annuale, il costo di 1-2 chilometri di autostrada.

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di Gabriele Salari LA STAMPA 06/05/2013 

Milano bici su Metro e Tram

A Milano, a partire dal 4 maggio 2013 i ciclisti potranno portare gratuitamente la propria bici al seguito su tutta la rete metropolitana dal lunedì al venerdì, dall'inizio del servizio alle 7,00, dalle 10,30 alle 16 e dalle 20 sino al termine del servizio; il sabato e la domenica l'accesso per le bici sarà gratuito per tutto il giorno.

"Si tratta di un altro importante passo avanti nella integrazione tra bici e trasporto pubblico a seguito delle richieste che abbiamo sottoposto in occasione degli incontri degli ultimi mesi con la direzione della società ATM" (che gestisce il trasporto pobblico a Milano e in 51 Comuni della Provincia n.d.r) – dichiara Eugenio Galli, responsabile nazionale FIAB del Servizio Legale e presidente FIAB Cliclobby Milano.

Il trasporto delle biciclette sui mezzi pubblici, partito in via sperimentale lo scorso 25 ottobre sulle linee 2 e 3 della metropolitana, dal 4 maggio entrerà in una nuova fase con l'estensione anche alle linee metropolitane M1, M5 e ai tram delle linee 7 e 31.

Non solo metrò: le bici potranno salire, per la prima volta nella storia del trasporto pubblico milanese, a bordo delle linee tramviarie 7 e 31, anche se, per ora, con un orario differenziato rispetto alla metropolitana. Per i mezzi di superficie il trasporto sarà consentito dall'inizio del servizio sino alle 7,00 e dalle 20 al termine delle corse; tutto il giorno il sabato e la domenica.

La sperimentazione verrà sospesa, secondo il regolamento ATM, nel mese di dicembre.

"La delegazione di FIAB Ciclobby, presente alla riunione insieme a #SALVAICICLISTI e Genitori Antismog – spiega Eugenio Galli - ha espresso al management un sentito apprezzamento per un percorso che, dopo essere giaciuto immobile per un decennio, sta dimostrando nei fatti una sua concreta linearità, nell'arco di pochi mesi, con passaggi graduali ma significativi. Ciò che rende positivo e utile anche il percorso di partecipazione recentemente avviato con l'Azienda, che confidiamo possa portare presto a ulteriori novità".

FIAB Ciclobby Milano in questa fase sperimentale, sollecita tutti gli utenti a far pervenire proposte o segnalazioni che possano essere utili per il miglioramento del servizio, in uno spirito di positiva collaborazione con ATM alla casella di posta: presidente@ciclobby.it.

Per dettagli sul regolamento di trasporto.

In rete gli atti del seminario sul furto di Bici

Lo scorso 16 marzo [2013] si è svolto a Bologna un seminario FIAB sul tema del contrasto al furto di biciclette.

Pubblichiamo le presentazioni dei relatori che hanno affrontato l'argomento da diversi punti di vista.

Denunciare sempre il furto delle bici è una priorità per avviare qualsiasi azione per combattere il fenomeno largamente diffuso in tutte le città italiane.

E' il messaggio principale emerso dal seminario nazionale della FIAB sul tema: "Contrasto al furto delle biciclette", ospitato dalla città di Bologna sabato 16 marzo presso l'Urbani Center della Sala Borsa. A fare gli onori di casa l'Assessore alla mobilità del Comune, Andrea Colombo e il Presidente di FIAB Monte Sole Bike Group di Bologna, Claudio Cinti. Moderatore del'incontro Michele Mutterle, segretario organizzativo FIAB e curatore dell'iniziativa, prima nel suo genere in Italia.

Video introduttivo: Azioni a Catena. Progetto Liberalabici

Il responsabile dell'ufficio legale della FIAB Eugenio Galli ha introdotto i lavori ricordando: "Ci sono due tipi di sicurezza che riguardano i ciclisti: quella intesa come safety, che si riferisce alla salvaguardia o alla protezione da eventi come gli incidenti stradali. E quella intesa come security, che ha a che fare con la salvaguardia o la protezione da attacchi o aggressioni. "Tra questi rientra la categoria del furto delle biciclette che rappresenta da tempo una sorta di emergenza endemica e, di fatto, costituisce un ulteriore deterrente all'utilizzo diffuso della bicicletta.

vedi presentazione.

Varie esperienze sono state illustrate. Sono intervenuti, tra gli altri , Vito Bernardo, dell'associazione studentesca l'Altra Babele di Bologna sulla campagna "Scatenati" finalizzata a scoraggiare il mercato delle bici rubate e sull'organizzazione di aste di vecchie bici riparate o ricostruite e vendute a prezzi competitivi;
Vedi presentazione

Mauro Di Gregorio di Alessandria, titolare del sito "www.mappalatuacitta.it" su un esempio di "osservatorio sul furto delle bici";

Andrea Pagnini della società ING3 sull'esperienza della velostazione di Modena
Vedi presentazione.

Luca Guidotti direttore generale di ABUS Italia, società specializzata in lucchetti anche per biciclette, sui prodotti specifici antifurto.

Michele Mutterle che ha presentato il sistema di marcatura Bicycode attualmente in uso in Francia e il sito di "mutuo soccorso" antifurto e per il ritrovamento di biciclette rubate www.rubbici.it
vedi presentazione.
 
vedi locandina Fubicy sulla marcatura 
video promozionale in francese sulla marcatura

Paolo Fabbri, vicepresidente dell'Associazione Fiab Amici della Bici di Verona, ha presentato la campagna che è stata attuata a Verona gli anni scorsi e ha avanzato una proposta per una possibile campagna FIAB da svolgere nel 2013.
vedi presentazione

vedi pieghevole realizzato a Verona

Antonella Vial della FIAB di Padova ha illustrato le modalità e i risultati della marcaturta gratuita che l'associazione FIAB effettua per i cittadini ogni sabato mattina, incidendo il codice fiscale del proprietario sulla bicicletta. Il sistema permette alle forze dell'ordine di individuare immediatamente se l'utilizzatore della bici è il legittimo proprietario senza necessità di alcun database. 
Registrazione programma "Striscia la notizia" sulla marcatura di Padova

 Gianfranco Fantini della FIAB di Reggio Emilia ha evidenziato i risultati positivi che sono stati raggiunti con il sistema easy tag e il registro nazionale bici, marcando oltre 4.000 biciclette in città e permettendo il recupero di diverse biciclette rubate e ritrovate. 
vedi presentazione

 
Da segnalare tra i partecipanti la presenza di tre funzionari di polizia municipale di Torino, anche ciclisti quindi pure motivati, che si occupano specificatamente di contrasto al furto delle biciclete in quella città anche attraverso la gestione dell'ufficio denunce.

Tra i dati emersi dal dibattito: la banca dati nazionali delle forze dell'ordine sui furti non prevede una specifica categoria dedicata alle biciclette; tra il 50 e l'80% dei furti subiti, seconda i dati rilevati dalle diverse indagini volontarie effettuate nelle diverse realtà, non vengono denunciati, quindi il fenomeno non può essere effettivamente monitorato; a differenza di altre città europee, esiste in Italia sia una carenza tecnica di sistemi attrezzati di qualità per la sosta delle biciclette (vale a dire cicloposteggi), sia una mancanza diffusa di spazi in edifici privati e pubblici dove custodire le biciclette: la stragrande maggioranza delle città non prevede, all'interno dei regolamenti edilizi l'obbligo di destinare luoghi comuni per il deposito sicuro delle biciclette, specie di notte.

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