Estate 2000 d.C.
 

 

 

Due uomini soli
al comando

 

  Alla  conquista  dello  Stelvio
 
viaggio Castiglioncello-Stelvio e ritorno

 

 

Dati tecnici - le AltimetrieAnnotazioni di viaggio: km, tempi e medie  
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                      in palio uno scalpo di camionista o due di automobilista per chi osa sfidare il Campione

 
 

Alberto è non solo il compagno di questo primo cicloviaggio, ma anche la sua musa ispiratrice: ha  già compiuto l'impresa di scalare lo Stelvio in bici, partendo da Livorno con una comune bicicletta, pochi bagagli e un amico, ma da ragazzo; ora pretende di affrontare la stessa avventura con sulle spalle almeno 30 anni e 10 kg in più (non esattamente di massa muscolare). Inoltre la sua unica forma di preparazione sportiva di questi tre decenni si è limitata ad alcune irregolari uscite domenicali da 40-60 km negli ultimi mesi soltanto. Ma ha dalla sua una strana capacità di recupero fisico (a volte, dopo essere rimasto inattivo per 3 mesi  consecutivi, si è dimostrato capace di scatti e resistenze da campione superallenato)  e soprattutto una buona dose di adolescenziale entusiasmo (incoscienza, dicono i maligni) .

Io ho scoperto la bici da 10 anni esatti, durante i quali, grazie ad una crescente quantità di km, ho accumulato una modesta potenza insieme a una discreta resistenza; ma non ho mai affrontato percorsi più lunghi di un centinaio di km e la parabola delle mie prestazioni fisiche, dopo essere cresciuta nei primi anni (per forza: partivo dallo 0 assoluto di un'esistenza  totalmente sedentaria...) negli ultimi tempi ha inequivocabilmente iniziato a curvare verso il basso; ma mi sorregge un miscuglio di ardore ciclistico, ideali ecologisti e un inconfessato desiderio di rivincita contro l'età, oltre naturalmente alla passione con cui Alberto (un ragazzino di quasi 50 anni) mi ha contagiato, raccontandomi per tutto un inverno di quella sua impresa giovanile, tanto più che nell’immaginario di ogni ciclista il passo dello Stelvio coi suoi 2758 m è uno dei più alti d'Italia e costituisce un mitico punto di riferimento che da sempre viene associato a quel grande “uomo solo al comando” che fu Fausto Coppi.

Alberto ed io siamo diversissimi nel fisico, nel carattere e nelle esperienze di vita, quanto possono esserlo un vecchio prete di campagna e un giovane casseur della banlieu.  Ci accomuna, però, il piacere della fatica, capace alla fine di restituire (secondo un'etica sempre meno di moda) una soddisfazione proporzionale al sudore versato, il piacere della pedalata in mezzo al verde o lungo il crinale tra i poggi e comunque lontano dal rumore e dallo smog del traffico, il piacere delle salite mozzafiato e delle discese folli in una corsa con velleità competitive solo verso se stessi, il piacere di trovare un fico o un ciliegio selvatico generoso di frutti al ritorno da una pedalata massacrante, il piacere di ridere di stupidaggini, bagnati fino al midollo sotto un acquazzone estivo, il piacere di incuriosirsi di luoghi, piante, animali, persone che hanno avuto la s/ventura di imbattersi in noi...

In qualità di preparatore atletico, pianificatore e navigatore del team, io programmo scrupolosamente il percorso, riempiendo tabelle su tabelle di kilometraggi, soste, pendenze, tempi e medie, sulla base di un'esperienza e di un'autorevolezza che non ho; così, in omaggio alla nostra verde età di un quasi- e un ultra-cinquantenne, decidiamo di effettuare il viaggio in un periodo fresco come l'Agosto, di allungare il percorso, partendo da Rosignano, anziché da Livorno, e di evitare quando possibile le strade più pianeggianti (diritte, ma monotone e trafficate) a favore di quelle collinari (più varie e meno battute). Ma poi, già nel tratto iniziale, non si riesce ad evitare il caos dell'Aurelia, mentre scavalcato l'Appennino, ci facciamo ammorbare i polmoni, i vestiti e perfino l'acqua delle borracce dai miasmi dei "maialifici" della pianura padana; ed infine siamo capaci di infilarci a luci spente in una lunga galleria non illuminata, ma frequentatissima da auto e moto rombanti a tutta velocità. 

Comunque, lasciate al loro destino per una settimana mogli e prole, in un modo o nell'altro ("Pazz ' e criature Iddio l ' aiuta ")  ce la facciamo a raggiungere in tre giorni Grosio  e, da qui, il quarto giorno Bormio e lo Stelvio (ove d'Alberto, assai più che del maggior Piero, si parrà la nobilitate) per ritornare infine a casa, quasi sani e salvi, entro il settimo giorno.

 

 

 

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I dati altimetrici

I grafici delle salite

 

 

Il grafico della salita Bormio-Stelvio

                             

                                       

Il grafico altimetrico del viaggio

clicca sul grafico per esaminare cartina e altimetria dei vari punti del percorso

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Annotazioni di viaggio

Il viaggio fino a Bormio

               CASTIGLIONCELLO - BORMIO                                                                                  06/08/00 
Distanze (KM) Località Altimetria Tempi (m') Medie (km/h) ore-di-viaggio
Totale Parz   Quota Pend Parz. Tot. Parz.  Tot ore  minuti 
0,00   Castiglioncello v.Pisano        0    

0

0
  9,0        23   23,5      
9,00   Chioma       23   23,5 0 23
  12,7       32   23,84      
21,70   Livorno X SIP/CC       54,9   23,7 0 55
  20,6       47,4   26,07      
42,30   Pisa X S.Gobain       102,3   24,8 1 42
  29,0       68,1   25,55      
71,30   Marina P.santa ((v.Tremaiola       170,4   25,1 2 50
  22,4       55,3   24,28      
93,70   Tosc/Liguria Marinella       225,8   24,9 3 0
  10,5       28,5   22,13      
104,20   Sarzana 21     254,2   24,6 4 14
  17,0    

0,3

47,5   21,48      
121,20   Aulla 64     301,7   24,1 5 2
  20,8     0,8 54,7   22,8      
142,00   Pontremoli 235     356,5   23,9 5 56
  19,3     4,2 94,5   12,25      
161,30   ^ Passo Cisa 1039     451   21,5 7 31
  8,2     -2,8 17,7   27,82      
169,50   Berceto # 1 808     468,7   21,7 7 49
  30,5     -2,2 70,7   25,9      
200,00   Fornovo ¬ Taro 146     539,3   22,3 8 59
  18,9 Noceto   -0,4 38,8   29,26      
218,90   X SS.9 75     578,1   22,7 9 38
  28,15 © Fontanellato   -0,1 69,2   24,4      
247,05   Ragazzola 37     647,3   22,9 10 47
  21,25 S.Daniele Po   0 51,1   24,95      
268,30   Pescarolo 46     698,4   23,1 11 38
  24,85 Binanuova Milzano   0,1 58,4   25,51      
293,15   Leno 66     756,8   23,2 12 37
  32,2 Bagnolo Azzato Lograto   0,2 77,4   24,96      
325,35   Travagliato 133     834,2   23,4 13 54
  10,0 Rodengo Saiano  # 2   0,2 29   20,72      
335,35   SS.510 Camignone 155     863,2   23,3 14 23
  26,6 Iseo   0,1 55,9   28,58      
361,95   Pisogne 187     919   23,6 15 19
  25,0     0,6 65,6   22,88      
386,95   Breno 343     984,6   23,6 16 25
  30,9     1,2 84,5   21,94      
417,85   Edolo 699     1069,1   23,5 17 49
  16,5     3,0 64,5   15,36      
434,35   ^ Aprica 1170     1133,6   23,0 18 54
  22,0 (+12,2 Villa di Tirano)   -3,3 46,6   28,3      
456,35   Tirano 440     1180,2   23,2 19 40
  9,2     2,2 40,6   13,59      
465,55   Grosio     # 3 656     1220,8   22,9 20 21
  27,3     2,1 71,6   22,88      
492,85    © Bormio 1225     1292,4   22,9

21

32
Legenda:   X = incrocio con semaforo;  Y = Bivio;  ¬ = ponte;  ^ = cima;  (( = curva;  # = pernottamento

 

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 I dati della scalata

 salita  BORMIO-STELVIO  09/08/00
 Distanze (km) Località  Altimetria  Tempi (m')  Medie (km/h)
Totale Parz.   Quota Pend. Parz. Tot Parz. Tot
0,00   Bormio © Y Stelvio 1215          
  1,00     4,2 5,0   11,90  
1,00   1° tornante 1257     5,0   11,9
  0,80     6,3 4,8   10,05  
1,80   Y Livigno 1307     9,8   11,0
  2,20     7,3 12,8   10,29  
4,00   Y Bagni vecchi 1468     22,6   10,6
  3,50     7,0 19,4   10,82  
7,50   1^ Cantoniera 1712     42,1   10,7
  3,65     7,4 23,5   9,31  
11,15   Centrale elettrica 1982     65,6   10,2
  0,80     7,9 5,4   8,89  
11,95   Bar N.P. 2045     71,0   10,1
  1,70     7,6 11,4   8,94  
13,65   2^ Cantoniera 2175     82,4   9,9
  1,20     7,8 8,2   8,73  
14,85   Bocca del Braulio 2268     90,6   9,8
  0,55     8,9 4,1   7,99  
15,40   3^ Cantoniera 2317     94,8   9,8
  0,40     6,5 2,5   9,75  
15,80   Oratorio S. Ranieri 2343     97,2   9,7
  2,90     5,1 16,1   10,81  
18,70   Y Giogo di S. Maria 2490     113,3   9,9
  3,30     8,1 22,9   8,65  
22,00   Passo Stelvio 2758     136,2   9,7

 

 

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    Letteratura a due ruote

Ogni impresa che si rispetti ha, in genere, un cronista che ne registra i fatti e misfatti, magari in modo un po' partigiano, e anche questa non fa eccezione: se vuoi scorrere l'incipit del diario del viaggio, leggi qui sotto.

 

Due uomini soli al comando
addì 9 Agosto  a.D. 2000


1_ Castiglioncello. Appena Alberto arriva da Quercianella, si controllano i bagagli e ci si prepara alla partenza tecnicamente e psicologicamente; è il primo viaggio in bici di più giorni: si parte emozionati e un po' timorosi. Non è proprio l'alba quando si dà il primo colpo di pedale: nonostante i buoni propositi, sono le 10 passate.

Le bici hanno un carico inferiore ai 10 kg ciascuna coi bagagli ripartiti fra la borsa al manubrio e le due posteriori sulle quali è poggiato uno zainetto. Si parte di slancio e dopo una decina di km quasi totalmente pianeggianti, sulla salita del Sonnino (m. 81 s.l.m., contro i 2758 dello Stelvio!) trafelati saggiamo la robustezza del mezzo meccanico e di quello umano: onestamente sufficiente il primo, decisamente scadente il secondo; ci guardiamo in faccia, ma preferiamo non dire nulla.

Si  procede a moderata andatura nel caldo e nel traffico dell'Aurelia fino al confine con la Liguria. Tratto tutto pianeggiante: rassicurante, ma sostanzialmente monotono. Sosta pranzo presso Marinella.

A Sarzana bivio per Aulla. Le nuvole di caldo e l'afa danno luogo alle prime gocce. Tra Aulla e Pontremoli è tutto un mettersi e levarsi le mantelline. Visto, però, che ce le infiliamo quando siamo già bagnati e ce le togliamo quando spiove, ma siamo comunque inzuppati di sudore, decidiamo di non indossarle più.

Primo vero banco di prova: inizia la salita della Cisa, dove si procede ad andatura spaiata, anticipo di una costante che si ripeterà in tutto il viaggio: uno dei due alternativamente fresco e pimpante davanti e l' altro stanco e mogio dietro.

 

Dopo Pontremoli la salita e la pioggia si fanno più serie, ma l'aria rinfresca e io procedo più a mio agio. In uno scenario reso grandioso da sprazzi di porpora e azzurro tra nubi gonfie d'acqua, vallate di un verde intenso e il nero lucido dell'asfalto che serpeggia in salita, (la pendenza non supera il 7%) si conquistano i 1050 m. del passo della Cisa, spartiacque tra Lunigiana e Parmense.

Seguendo l'antica via Francigena si raggiunge Berceto, che è ormai sera. Certo i pellegrini romei dovevano superare boscaglie, paludi e valichi più impervi di questi, affrontando lande desolate o infestate da briganti e non avevano a disposizione né bici né strade asfaltate, ma i nostri colli, schiene e polpacci non sembrano interessati a confronti di tipo storico.

Per disperazione (il buio e la stanchezza suggeriscono di fermarsi al primo albergo possibile), rinunciamo a cercare una sistemazione economica e ci fermiamo all'hotel "Del Poggio", che a prima vista ci pare caro e sussiegoso, ma i timori si riveleranno del tutto infondati. Cena e pernottamento (salvo qualche indolenzimento) soddisfacenti. E’ la prima sera di coabitazione tra me e Alberto e la novità ci impone qualche espressione riguardosa: “Vai pure in bagno prima tu”, “Se leggo un po’, ti dà mica noia la luce?”, “Se russo, svegliami pure…”. Ma questi pudichi salamelecchi saranno i primi e gli ultimi di tutto il viaggio.

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Ma già in padre Dante ci sono profetici accenni alla temeraria avventura  dei due sconsiderati: 
qui di seguito siamo riusciti a ricostruire il testo originale di un canto perduto della "Comedia".

 

Canto XXXIV, 
nel quale tratta de' traditori de l'amici, confitti nello pozzo de l'inferno
poi che tradirono quei che in loro tutto si fidavano
  ...io vidi du' ciclisti in una bucaAlberto, aspettami...
e il capo il primo a l'altro rosicchiava,
siccome 'l pan per fame si manduca:
ad azzannar, l'invidia lo spronava
là 've 'l casco s'aggiugne con la nuca
(ed a narrarne il come, è amaro tasto).
Quand'io cagion ne chiesi al primo d'elli,
la bocca sollevò dal fiero pasto
'l pedalator, forbendola a'capelli
del capo ch'elli avea di retro guasto. 
Poi cominciò:  <<Tu vuo' ch'io rinovelli 
disperato dolor che 'l cor mi avvita 
già pur pensando, pria ch'io ne favelli.
Più che nel mezzo della nostra vita  
mi ritrovai sotto una vetta (o mura?) 
ché la più piana via era smarrita. 
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura 
esta erta selvaggia et aspra quanto mai, 
che nel pensier rinova la paura! 
Non so ben dir io come c'arrivai, 
tant'era pien di sonno a quel punto 
che l’ olezzante piana abbandonai.
Ma poi ch'i' fui al piè del monte giunto, 
(che già dicea entro di me : Che palle!
per un po’ di sudor  che m’ avea unto), 
guardai lo Stelvio e vidi le sue spalle  
vestite già de' raggi dello sole 
che mena dritto altrui per ogne calle. 
Allor quetai, così come si pole, 
la pancia vota ed il rimescolio 
che prende chi di sorte sua si duole 
(era già l'ora che volge il disio
ed ai ciclisti ‘ntenerisce il core) 
e m’apprestai a lasciar Bormìo. 
Col chiorbone offuscato da l'ardore 
ch'i' ebbi a divenir del monte esperto, 
e de li vizi umani e del valore,  
io misi me e costui nomato Alberto 
ad affrontare sanza un’ammiraglia, 
sol con due bici, sotto il cielo aperto 
quell’immane inespugnabile muraglia. 
Io e 'l compagno eravam vecchi e tardi, 
senza firme né sponsor sulla maglia, 
già rinsecchiti come estivi cardi, 
quando puntammo a quella foce stretta 
dove Coppi segnò li suoi riguardi, 
acciò che l'uom più in alto non si metta. 
   
"O frate" dissi "se per cento milia 
perigli siamo giunti a questo posto, 
a questa tanto picciola vigilia  
che ci rimane avanti il Ferragosto, 
non vorremo negar l'esperienza, 
su per il monte, di finire arrosto.  
Considera un po’ la tua semenza: 
fatto non fosti a viver come bruto, 
ma per scalate con la bici o senza". 
Lo mio compagno fec'io sì aguto, 
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia lo avrei ritenuto; 
  
e volta nostra rota nel mattino,  
de' pedali facemmo ali al folle volo,
prendendo la salita ben di petto, 
come un sol uomo, con un core solo.
..........
Pedalavam quel giorno per diletto,
pei tornanti cui Stelvio ci costrinse; 
soli eravamo e io sanza alcun sospetto. 
Per più fiate li occhi ci sospinse 
quella salita, e scolorocci il viso; 
ma solo un punto fu quel che mi vinse.
Questi, che mai da me non fue diviso, 
come razzo schizzò e lasciò me in asso: 
d’esser tal lumacon non m’ero avviso!

Mille volte fu teso e tante lasso
lo quadricipite sotto da la tuta,  
poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo, 
quando n'apparve la montagna, bruta 
nella distanza, e parvemi alta tanto 
ch’allo mio frate dissi:” ‘om’è puntuta!” 
Lui s’ allegrò, ma a me tornò in pianto,
ché dal mio fianco un turbo nacque: 
ratto partissi Alberto dal mio canto 
lassù ver’ la vetta, come a lui piacque,
mentr’io rimasi con, di naso, tanto…>>
   
Lo maggior scorno da la fiacca antica 
cominciò a crollarsi tuttavia,  
pur come quello cui Stelvio affatica: 
<<Livorno mi fé, disfece Padanìa.
A che servì  varcar Cisa o l’Aprica, 
se poi la polve altrui prendo per via?
Io mi credetti, ne le biciclette
tener lo campo, e ora ha Alberto il grido,
sì che la fama del buon PiCo è a fette.
  
Ricorditi di me, che mai più rido: 
la Valle Benedetta o l’ altre vette 
dovrò lassar altrui, per altro lido:
ben si convienmi correr altre strade 
o meglio ancor andare ‘n atobusse...>>
   
E cadde, come corpo morto cade,
PiCo, ch'omo credea ch'Alberto fusse,
non un marzian che voli le contrade.
... 
 
 Il blasone di Alberto

 

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Riconoscimenti

ad

ALBERTO GIACOMELLI


Diploma di 1° Classe per il coraggio nel compiere l'impresa e per l'abnegazione dimostrata nei confronti del compagno di viaggio (che infatti era abnegato subito).

 

 

                                        

 

 

 

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Come due persone così diverse
possano essere amici, è tuttora
un mistero, anzi un puzzle
Cliccare per credere...

 

 

     

Album di viaggio

le foto:
L'arrivo in cima al passo dello Stelvio


e il video:
vai al video con le immagini del viaggio



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Tutti i viaggi hanno motivazioni segrete 
che sfuggono ai viaggiatori stessi. 

Martin Buber

 

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